Caro Presidente del Consiglio, cari Ministri, caro Stato

Caro Presidente del Consiglio, cari Ministri, caro Stato,

sono arrivata a capire di essere amareggiata di essere nata in Italia, vi spiego due cose almeno capiamo insieme il motivo, sempre che abbiate tempo e voglia di ascoltare una cittadina qualsiasi.

Ho quasi 24 anni, una delle tante ragazze italiane, con la testa sulle spalle e tanti sogni nel cassetto. Ho avuto la fortuna di avere una Famiglia che mi ha insegnato i Valori della Vita, mi ha insegnato cosa è il sacrificio e il fatto che mai nessuno mi regalerà mai nulla. Mi sono laureata un anno e mezzo fa in Architettura, pensando di voler far quello nella vita. Ho scoperto di non essere pronta a rassegnarmi ogni giorno davanti ad un computer, avevo bisogno il contatto umano e ho avuto la possibilità di (quasi) conseguire un master di mio interesse. Me lo sono andata a cercare, ho fatto la pendolare Milano – Firenze pur di raggiungere i miei sogni. Ho fatto la pendolare pur di cercare una via al mio futuro, immaginando, sperando e illudendomi che ci fosse speranza per tutti, quindi anche per me. Poi, succede che la Vita ti travolge e ti trafigge, lì dove già aveva colpito. Ho perso la mamma che avevo appena compiuto 4 anni per quel male che sta facendo più morti della guerra. Sono cresciuta con una nonna che mi raccontava dei sacrifici degli anni d’oro di crescere 5 figli con il proprio lavoro. Sono stata cresciuta da un padre che era sempre assente per portare a casa felicità. Già, ha lavorato sodo 40anni più delle ore necessarie. Ci metteva passione, sudore e sacrificio ( le conoscete queste parole? ). Chi ci è andato di mezzo siamo sempre stati noi, io e mio fratello. Arrivato all’età pensionabile, ha dovuto penare fino all’ultimo, per i cambiamenti della legge si modificavano i suoi 40 anni di contributi, i suoi 60 anni d’età. Fino all’ultimo ha dovuto penare pur di rimanere, finalmente, a casa dopo una vita di lavoro. Non ha mai chiesto niente a nessuno, ci ha sempre dato le stesse possibilità. Ha sempre tolto a lui una cosa per lasciarla a noi. Finchè la Vita ha colpito ancora, il Male ha catturato anche lui e nonostante un’operazione andata a buon fine e due anni di terapie, ci ha lasciato lo scorso febbraio lasciando un vuoto incolmabile nei nostri cuori. Brutto pensare poi, quando succede il fatto, a tutte la pratiche che devi sbrigare. Alla macchina che altrimenti viene bloccata, alla banca che altrimenti ti blocca qualsiasi fondo, alla pensione. Ecco. La pensione. Per percepire parte della pensione io dovrei essere disabile almeno al 70%, o essere iscritta ad un corso regolare universitario. Invece no, purtroppo, sono sana al 100% e ho già terminato gli studi ( mannaggia a me e a quando ho scelto di nascere prima del destino ). Però non ho un lavoro. Però da 16 mesi cerco disperatamente un lavoro su ogni canale. Dunque, cosa dovrei fare? Nulla se non girare le maniche e ringraziare il cielo delle persone che ci sono vicine. Da qui la beffa. Mio padre ha pagato per tutta la sua vita metà stipendio in trattenute. Mi hanno insegnato che le trattenute esistono per garantire un futuro pensionistico, sbaglio forse?! E’ una tutela. Dovrebbe esserlo. Ma se io in vita mi pago la pensione, perchè quando arrivo all’età pensionabile ( quindi tutti i miei sacrifici vengono venduti allo stato, non importa se nella famiglia esiste la crisi e la disoccupazione ) per ovvi motivi, dovrei pagare delle trattenute sulla pensione? C’è qualcosa che non mi quadra. Curando l’economia famigliare ben so di quanto abbiamo dato in un solo anno allo Stato di tasse. Tasse di proprietà, termine che ormai in questo Paese non sembra più esistere. Perchè io devo pagare per avere i miei soldi? Scusate la pochezza e la semplicità delle mie parole, ma posso permettermi di usare questi termini data l’ignoranza propagante in un alto numero di cariche pubbliche lì presenti. Ovunque mi guardo vedo giovani che non hanno futuro. Vedo padri di famiglia che non sanno più come andare avanti. Vedo donne che devono rinunciare a diventare madri per non essere lasciate a casa. Vedo persone anziani soli e abbandonati o costretti ad indebitarsi pur di avere qualcuno che si occupi di loro. Ovunque mi vedo ragazzi che si buttano nella casa illusione università garantendosi qualche anno di tranquillità dalla crisi e angoscia lavorativa, anzi, non-lavorativa. Ovunque vedo, ragazzi che partono, cervelli che partono. Una volta era per esperienza, ora per disperazione. Ma la cosa bella, che ovunque vai e più io dovrei pagare, qui. Se non sono ancora partita, è perchè so che ovunque io possa andare, per almeno altri anni dovrò andare a fondo di questioni comunali, regionali e statali. Non appena si fa un errore arrivano lettere tempestive per raccogliere i debiti. Appena però sbagliate voi, ci si nasconde dietro alle mille parole inutili dette.

Che dite, non è ora di cambiare qualcosa?

Sono una laureata, sto per conseguire un master, non ho più i genitori, sono disoccupata, ho un fratello operaio e da 16 mesi mi vedo arrivare settimanalmente salassate statali. Non parlo di spese alimentari, di averi. Parlo di tasse su servizi che non ho. Ora, mi chiedo cosa posso fare? Ve lo chiedo sinceramente, mi potete definire il termine ‘futuro’? Perchè sinceramente vedendo come stanno andando le cose nella mia vita io non vedo futuro. Non vedo un contratto conquistato, non vedo un lavoro gratificante, non vedo la possibilità di scegliere dove vivere, non vedo la possibilità di farmi una famiglia. Questo è tutto ciò che non vedo, quello che vedo è ben poco: lettere di bollettini e tasse da pagare.

Io, Silvia, 23 anni.

Io, sono una delle milioni di persone che stanno odiando questo Paese ( possiamo togliere questa maiuscola ormai ).

Io, sono una delle milioni di persone che fino a qualche tempo fa pensava di amarne i paesaggi, il cibo e la bella vita, sperando che tutte queste cose potessero tirarci fuori da un fango che si sta prendendo ogni nostra proprietà: fisica e morale.

E nonostante tutto, nonostante tutte le difficoltà che stanno vivendo le famiglie,

L’art. 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo afferma che:

3. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato

siamo costretti a subire gli spettacolini e i giochi di denaro che fanno i nostri cari nemici parlamentari. Perchè ci sono cariche pubbliche senza laurea? Pensate e ritenete che un diploma da liceo possa essere sufficiente a governare un Paese? Ben venga, allora aprite le porte di quelle sale ai cittadini comuni. Apritele le porte e fate parlare le persone, gli Italiani.

In tanti dicono che dovremmo fare manifestazioni, scendere in piazza.

Io non mi riferisco a nessun nome, a nessun partito né preferenza politica.

Sapete qual’è il problema? Che se tutti i giovani che non hanno futuro scendessero a far valere la propria voce, verremmo visti in massa come i comunisti ai tempi d’oro.

E sapete perchè? Perchè questo è il Paese che voi state creando, questo è il Paese che si sta formando sotto il vostro permesso. Dunque, se è l’ignoranza e la miseria quella che volete, fatevi un applauso perchè state portando uno Stato ai minimi storici di soddisfazione.

Se invece, come dite, pensate che l’Italia sia culla di innovazioni tecnologiche, sia culla di Paesaggi, di Patrimoni dell’UNESCO. Se invece, come dite, pensate che l’Italia dovrebbe salvaguardare i proprio tesori culturali, le proprie tradizioni, le proprie realtà, le piccole aziende, gli artigiani. Se invece, come dite, pensate che l’italiano di Dante vada portato con amore e orgoglio e mostrato al mondo intero, bè, forse è davvero il momento di fare qualcosa.

Di parlare di meno e ascoltare di più. Di togliere i vitalizi e far entrare in quelle camere maledette, i ragazzi che per tutti vengono considerati senza esperienza: senza il passato. Vi dò un suggerimento, non avremo i ricordi dei tempi andati, ma abbiamo un’idea chiara del nostro futuro.

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